Nell’anno 1759 il ventisettenne Peter Forsskål pubblica a Stoccolma Pensieri sulla libertà civile. Un pamphlet che, nella Svezia ancien régime di Adolfo Federico, doveva apparire sedizioso perché contestava la sacralità dei sovrani, i privilegi di classe, ed esaltava la libertà di pensiero e di espressione.
Il libello, tirato in 500 copie, subì i fulmini dell’Autorità, che ne ordinò il sequestro. E toccò proprio al grande Linneo, di cui Forsskål era discepolo, l’ingrato compito di recuperare il corpo del reato. Impresa che riuscì solo in minima parte poiché l’autore, con mossa tempestiva, aveva provveduto a ritirare tutti gli esemplari dallo stampatore. E poiché, come sappiamo, prima o poi le idee agiscono sulla realtà politica, sociale e giuridica dei popoli, a distanza di soltanto sette anni, nel 1766, anche grazie a questo coraggioso scritto, la Svezia, prima fra le nazioni d’Europa, ebbe la sua legge sulla libertà di stampa. Legge che visse effimera vita ma che rappresentò una miccia d’innesco per future esplosive conquiste.