La letteratura come ciò che dà voce al sovrano, oppure come strumento di opposizione. Moltissimi i nomi celebri del dissenso: Tacito, Cicerone, Virgilio, Catullo, Ovidio, Ipazia. Ma anche i cosiddetti minori, Aruleno Rustico, Erennio Senecione, Gneo Nevio, Cremuzio Cordo, che minori non sono dal momento che “i fulmini non si abbattono se non sulle vette”. Un excursus tagliente, che tocca le grandi biblioteche di Roma e Alessandria, ma anche i luoghi dell’esilio fino agli estremi confini dell’Impero, e che va dall’età romana repubblicana fino ai nostri giorni. Il potere si rivela delirio di potere, in ogni tempo e celato dietro ogni nome, la stessa regìa che sempre censura e sempre opera il massacro. Solo la memoria, che è grido o silenzio, resta l’area protetta, il rifugio ultimo di un’umanità alla quale si può imporre di tacere ma non di dimenticare. E che si fa beffe della «stolidità di quanti credono, grazie al potere di cui godono al presente, di cancellare anche la memoria delle età future».
La memoria e il potere. Censura intellettuale e roghi di libri nella Roma antica
La letteratura come ciò che dà voce al sovrano, oppure come strumento di opposizione
Pagine 176
ISBN 978-88-95481-99-9
Prima edizione 2012
Terza ristampa 2019
Il prezzo originale era: 16,00 €.15,20 €Il prezzo attuale è: 15,20 €.
Esaurito
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