«Così il Parlamento, con le sue azioni dirette, trasforma gli innocenti in colpevoli, crea per legge crimini e criminali».
Nella Londra di metà Ottocento, Thomas Hodgskin denunciò una società che si muoveva «sotto il dominio di due principî contrastanti»: da una parte, il mercato e la libertà, all’origine della straordinaria esplosione di ricchezza dell’età moderna. Dall’altra, la legislazione e l’arbitrio del potere pubblico: strumento a disposizione di una classe dominante avida di privilegi, e desiderosa di sottrarsi alle oscillazioni e ai rischi della concorrenza. Da queste conferenze, due gioielli di lucidità e passione, emerge il pensiero senza compromessi di un “anarchico smithiano”: che dieci anni dopo l’abolizione delle Corn Laws sognava un mercato libero di regolare «gli stipendi dei funzionari, e le pigioni al clero, così come avviene con i profitti del negoziante e coi salari del lavoratore».