Antonio Baroni


È nato a Parma. È stato direttore, responsabile di pa­gine culturali e critico letterario di quoti­diani e periodici. Nel 1950, dicias­set­tenne, con un racconto intitolato Il fiume, si classificò terzo al con­corso letterario di «Milano-Sera» vinto da Ma­laparte con La pelle. Raccoman­dato da To­gliat­ti, Baroni venne as­sunto come redattore capo all’«Eco del lavoro», settimanale della Fede­ra­zione co­mu­nista di Parma. Successi­va­mente fu chia­mato alla «Gaz­­zetta di Parma», come redattore cul­tu­rale, e quindi succedette a Oreste Del Buono come critico letterrario del settimanale «Can­­dido», (pseudonimo De­dalus) mantenendo tale carica sino alla chiusura del giornale.

L’ultimo suo lavoro è un saggio sul Mani­festo del Partito Co­mu­nista, poi tradotto in Francia dal filosofo anarchico Michel Onfray, con prefazione di Jacques Attali. 

Recensendo un suo precedente libro, Guido Piovene scrisse su «La Stampa»: «Di Antonio Baroni si potrebbe dire quello che Ba­kunin scrisse di Marx: Po­chi hanno letto tanto e con tanta in­tel­ligenza.» 

Per Liberilibri ha pubblicato nella collana «Oche del Campidoglio» Il caso K (2014).