The Road to Serfdom, di cui si dà qui l’edizione condensata del 1945, fu scritto, come precisa lo stesso Hayek nella prefazione all’edizione del 1976, nei ritagli di tempo tra il 1940 e il 1943. Il libro fu dedicato ‘Ai socialisti di tutti i partiti’, intendendo in quel momento per socialisti coloro che propugnavano la politica di nazionalizzazione dei mezzi di produzione e la pianificazione centralizzata. Non quindi i socialisti dei decenni successivi e di oggi, i quali più riduttivamente mirano a redistribuzione del reddito, protezionismo, welfare state. Ma quella dedica vale anche per questi ultimi.
Se di certo i sei anni di governo laburista nell’Inghilterra del primo dopoguerra – contrassegnati da una presenza invadente dello Stato – non produssero un regime di tipo totalitario, essi provocarono in quel Paese di solida tradizione di libertà, modifiche di ordine morale nel carattere dei suoi cittadini. Il paternalistico Stato sociale ha ridotto il senso di responsabilità, la propensione a mettere in gioco se stessi, il gusto alle sfide personali. Il cittadino è stato indotto a scaricare il peso di risolvere i problemi su qualcun altro. Su quel soggetto impersonale, indefinito, padre, tutore, padrone, che dirige, elargisce doni, protegge, controlla, spia, giudica, condanna e punisce, cioè sullo Stato: è proprio questa la Via della Schiavitù.
Il saggio The Intellectuals and Socialism (1949) analizza le ragioni dell’attrazione fatale esercitata dalle utopie socialiste sui ‘rivenditori d’idee di seconda mano’.