«Der Kammersänger è, fra tutti i drammi di Wedekind, forse il più classicamente impiantato e sviluppato, con una perfetta semplicità e trasparenza di strutture e di movimenti… Chi esce dalla lettura di questo Cantante si sentirà “massaggiato” interiormente e spiritualmente ilare come chi abbia incontrato Plauto e Molière… Questa lotta ai ferri corti tra un uomo di astuzia volpina e una donna di una passionalità così convulsa è uno dei “duetti” più forti e tecnicamente perfetti di tutto Wedekind.»
(Dall’Introduzione di Italo Alighiero Chiusano)
Il Cantante di camera, come scrive Wedekind nella prefazione, è «… lo scontro fra una brutale intelligenza e diverse cieche passioni». Un impietoso duello che l’artista, mito e «articolo di lusso della borghesia», con un paradossale ribaltamento di ruoli sostiene in nome del dovere e delle convenzioni sociali, contro le ragioni dell’eros e del sogno. In un felicissimo equilibrio fra i registri del grottesco e del tragico, Wedekind smaschera l’ambiguo rapporto fra artista e società, l’invisibile trama che fa del borghese l’inconfessata aspirazione dell’artista, e di questo l’oggetto del desiderio della classe che lo paga.