Lo Stato servile

Nelle società evolute del Novecento, capitalismo e socialismo hanno assoggettato gli individui a nuove schiavitù.

Traduzione di Vincenzo Maggitti

Introduzione di Marco Vitale

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Pagine LIV-138

ISBN 978-88-85140-09-7

Prima edizione 1993

Prima ristampa 2012

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«Definiamo Stato servile l’ordinamento di una so­cietà nella quale il numero di famiglie e di individui co­stret­ti dalla legge a lavorare a beneficio di altre fa­mi­glie e altri individui è tanto grande da far sì che questo lavoro si imprima sull’intera comunità come un marchio.»

Con queste inquietanti e lapidarie parole, Belloc scol­pisce i connotati identificativi del­­le società evolute del nostro secolo. Capi­­talismo da un lato e so­cia­­lismo dall’altro, a dispetto dei loro programmi in­neg­gianti alle libertà, hanno assoggettato la massa degli individui a una nuova schiavitù. E se questi due modelli, per il resto antitetici, hanno un elemento che li fa simili, esso è l’esproprio della libertà del cittadino che entrambi ugual­mente operano: il primo indennizzandone il prezzo con i lauti consumi che è in grado di assicurare; il secondo con la sussistenza e la previdenza garantite. Nella sua appassionata ma lucidissima analisi, il grande pensatore cattolico preconizza un diverso possibile assetto dell’economia, più attento alla dignità umana e poggiante su irrinun­­ciabili fondamenti etici.