Nel periodo tra il 1750 e il 1770, con cadenze martellanti, piovono sulle teste di personaggi in vista e grandi istituzioni di tutta Europa frecce intinte in un acido micidiale, che provocano ustioni indelebili a quelle superbe vittime, ma anche risa salutari a tutti coloro che combattono i crimini dei despoti e dei preti invasati. È il Signor de Voltaire che dai suoi rifugi fuori di Francia scocca i temutissimi dardi, scegliendo come bersaglio le umane incarnazioni di Superstizione, Fanatismo, Superbia, Ipocrisia.
Le Facezie di Voltaire sono un insuperato capolavoro di scrittura, di pensiero, di humour a servizio della civiltà. Splendido esempio di come la satira più corrosiva possa convivere con la più lieve gaiezza dello stile. Di come grandi battaglie di giustizia possano condursi anche con le sole armi dell’ironia, del ridicolo e perfino con la forza comica dei nomi. Brevi parodie di testi sacri, pastiches, railleries e ariose illuminazioni su materiali contingenti da cui il sorriso voltairiano estrae il succo della perenne attualità. Non è certo un puro caso che questi frutti prelibati della maturità di Voltaire, indirizzati specialmente ai gesuiti, ai bigotti e agli intolleranti di ogni razza, abbiano avuto scarsissima circolazione nel nostro Paese.