«La coppia sovrano-inquisitore è il bersaglio contro cui si scaglia, sorgendo, il pensiero liberale: il quale riconosce che, per principio, la funzione del giudice è necessaria proprio perché ogni atto di accusa resti quello che è effettivamente, e cioè l’atto di una parte e non l’atto di un potere occhiuto che si proclama rappresentante di interessi generali. Sicché, nei principî, non è lo Stato che fonda l’attività giudiziaria ma, al contrario, è l’ineliminabile presenza di quest’ultima che giustifica lo Stato quando il medesimo sappia organizzare correttamente il processo garantendo, in primo luogo, l’assoluta parità, davanti al giudice, di accusa e difesa.
Ma … ancor oggi l’attualità ci costringe a pórci una domanda radicale: gli ordinamenti vigenti, e in particolare quello italiano, quale figura di magistrato prevedono? quella del giudice o quella dell’inquisitore?» (Francesco Cavalla)