Spesso la celebrità dei grandi personaggi della cultura nuoce alla conoscenza dei loro più autentici meriti per l’avanzamento della civiltà. Neanche Adam Smith è sfuggito a questo destino: di lui la maggior parte del pubblico non ricorda altro che la sua “mano invisibile” e l’apologo sulla “benevolenza del macellaio, del birraio e del fornaio”.
Con il suo agile volumetto, Eamonn Butler mette a fuoco in modo rigoroso, ma non pedante, l’indelebile segno lasciato da Smith nel campo della filosofia morale e della scienza economica, rendendo limpidamente comprensibile anche ai non specialisti il pensiero smithiano su alcuni temi cruciali: il ruolo dei governi, la tassazione, la divisione del lavoro, i benefici effetti del sano egoismo individuale, i danni che derivano dall’interventismo statale e dalla restrizione alla concorrenza.
Adam Smith, padre del pensiero liberale spiegato da Butler di Carlo Lottieri, «il Giornale», 14 giugno 2012
È un Adam Smith privato di qualsiasi retorica e reso davvero utile a tutti a noi, costantemente chiamati a cercare di difendere la nostra libertà quello raccontato da Eamonn Butler in Capire Adam Smith.
Come sottolinea Gavin Kennedy nell’introduzione al volume davvero non è facile trovare un testo che sappia esporre le idee essenziali di Adam Smith meglio di quanto non sia riuscito a fare Eammon Butler con questo lavoro del 2007, intitolato Capire Adam Smith.
Già noto ai lettori italiani per una sua bella introduzione a Hayek pubblicata molti anni da Studio Tesi, da tempo Butler è impegnato al tempo stesso nella guida dell’Adam Smith Institute (un influente think-tank londinese) e in un serio lavoro di ricerca sulla storia del pensiero economico.
La forza del volume di Butler è figlia dei due impegni che ne caratterizzano l’azione quotidiana, dato che in ogni pagina è chiara l’intenzione di trasmettere l’essenziale senza rinunciare al rigore dello studio. Il militante schierato a difesa delle libertà è preoccupato di afferrare quanto vi è di più cruciale nella lezione smithiana (il rigetto del mercantilismo, la valorizzazione dello scambio, la riflessione sul ruolo del capitale, la funzione delle virtù e delle tradizioni), ma questo meritorio sforzo di sintesi non va mai a scapito della qualità.
Al contrario, Butler punta a liberare questo gigante del pensiero economico e sociale da ogni vuota retorica, al fine di renderlo davvero utile a tutti a noi, che siamo costantemente chiamati a cercare di difendere la nostra libertà da quanti vorrebbero imporre il cosiddetto “primato della politica”.
L’Adam Smith raccontato in queste pagine è insomma un maestro imperituro, soprattutto perché “capì che l’armonia sociale emerge in modo spontaneo nel momento in cui gli esseri umani si sforzano di trovare modi di vivere e di lavorare assieme”.
Non c’è alcun eccesso di ottimismo in tutto ciò, né una qualche sopravalutazione degli esseri umani, ma semmai un primo e fondamentale passo verso la comprensione della complessità istituzionale di quegli ordini (il mercato, il diritto comune, il linguaggio, la scienza ecc.) che non sono il prodotto del disegno di qualcuno, ma l’esito involontario di tante differenti iniziative.