Contro lo Stato massimo

Più Stato uguale più servi. Smessi i panni della teocrazia, la nuova tirannia odiosa e invadente ha indossato quelli della democrazia e introdotto nuovi imperativi per i cittadini.

a cura del CIDAS

pagine 72

isbn 88-85140-39-4

prima edizione 1998

ristampa 1998

 

Condividi

Il fenomeno politico più vistoso dell’ultimo secolo e mezzo di storia è la caduta del mito della sovranità per diritto divino. Ma la re­stituzione al popolo della fonte del potere, invece che condurre a una reale li­be­razione dell’individuo, si è rivelata una semplice tran­­sumanza fra recinti egualmente oppressivi e mu­ti­lan­ti. Un’altra tirannia si è sostituita a quella tradizionale. Il nuovo despota, odioso e invadente quanto il vecchio, per asservire i sudditi ha as­sunto vesti più ac­cat­tivanti. Dismessi i panni non più presentabili della teocrazia, il Levia­tano ha indossato quelli della de­mocrazia (maoista, socialista, sovietica, liberale…). Il risultato è comunque lo stesso: esproprio progressi­vo delle libertà, dei diritti, del pa­trimonio dell’in­di­vi­duo da parte di una ri­stretta oligarchia che con espe­­­diente reto­rico si fa chiamare “Stato”. Re­gres­sio­ne del cittadino al rango d’inabilitato-interdetto giu­di­zia­le. Di qui gli Infiniti del Civilissimo Stato de­mocratico: istruire, curare, educare, tutelare, garan­tire, concedere, vietare, obbligare, tassare, autorizzare, reprimere, disciplinare, con­­­­trollare, inibire, interdire, spiare, pedinare, intercettare, indagare, inquisire, schedare, crimi­nalizzare, incarcerare, accusare, processare, giudicare, condannare …, su cui tutti dovremmo interrogarci.