…È la nervatura dell’acquaforte, è l’esplorazione che Mainini vi compie di lastra in lastra, a stabilire l’opposizione di nero e di bianco in quell’armonioso digradare di sagome che accompagnano la sobria descrizione architettonica.
Questa, complice il progressivo dolce attenuarsi della luce, si spoglia della tentazione di cercare il centro dell’acquaforte su cui concentrare la tensione trasmessa dalla tecnica, rapida e compatta nel consentire una precisa dosatura dei valori. Riassunti, abitualmente, in neri felpati, elaborati in tessiture orchestrate con un virtuosismo mai esibito e perciò carico di suggestione. Che altro non è se non la serenità dell’incisore fedele alle proprie convinzioni, incurante del dramma comune a tanti artisti del suo tempo, costantemente alla ricerca del nuovo, di un clima che scacci l’ombra transitoria dell’eclissi.
(Da Mainini e il linguaggio dell’incisione di Giuseppe Appella)