Justice Machines. Racconto di fantascienza giudiziaria

Distopia giudiziaria e capriccio letterario che illumina il legame tra il diritto e il caso

A cura di Guido Vitiello

Momenteamente non disponibile

Pagine 104

ISBN 978-88-98094-27-1

Prima edizione 2015

Collana
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È il 1965. Un giovane avvocato si sveglia in un letto d’ospedale dopo un sonno lungo dieci anni. Torna a Parigi e subito si dirige al Palazzo di Giustizia, ma lo trova disabitato e silenzioso; c’è solo un rumore lontano che proviene dalla Sala dei passi perduti. E proprio lì lo attende la prima di molte sorprese: la sala è stata trasformata in una piscina dove gli avvocati si dedicano al nuoto sincronizzato. Neppure la Facoltà di giurisprudenza esi­­ste più, gli spiegano, basta una visita guidata al Palazzo per apprendere il ne­ces­sario sul diritto. Incredulo, l’avvocato si unisce a una di queste lezioni itineranti. Che cosa ne è stato della vecchia giustizia? Lo scoprirà presto: non c’è più. Tutto è affidato alle J.M. o Justice Machines, apparecchi cibernetici che estraggono le sentenze a sorte, come in una lotteria. 

E non è che l’inizio delle sue avventure. 

Distopia giudiziaria nella forma del conte philosophique, capriccio letterario me­mo­re di Rabelais e di Borges, Justice Ma­chines illumina il legame antichissimo (e forse av­veniristico) tra il diritto e il caso.