Orgoglio, vanità, amore di sé e cupidigia, tratti caratteristici dell’animo umano universalmente assegnati alla categoria dei “vizi privati”, e oggetto di condanna da parte di moralisti e teologi di ogni religione, possono trasformarsi in “beneficî pubblici”.
L’arcano della sociabilità svelato da Mandeville sta in questo: gli individui non sono altruisti, purtuttavia sono spinti verso la società da un bisogno generato dalle loro stesse passioni. Nasce così una scienza della natura umana che coglie e legittima il nesso tra egoismo e vita associata, tra interesse personale e prosperità collettiva.
Questa raccolta, che presenta traduzioni nuove e testi inediti in italiano, intende documentare la trentennale evoluzione del pensiero mandevilliano intorno alla sociableness, dalla prima intuizione espressa in forma burlesca, fino alla messa a punto teorica degli ultimi scritti.
Nel suo insieme, una visione alla quale furono debitori, fra gli altri, Voltaire, Hume, Adam Smith, e destinata a influenzare profondamente tutto l’illuminismo europeo e il dibattito novecentesco sulle scienze sociali.