Stampata a trentadue anni dalla morte di Molière, ma verosimilmente compilata nei decenni precedenti, questa Vita rimase a lungo fonte di curiosità e d’informazione, se pur assai criticata e contestata fin dal primo momento.
È del tutto evidente che è molto diversa da ogni altra, e appunto per tale motivo l’ho trovata così amabile, e così straordinario mi è apparso il suo autore.
Mi sono divertita e incuriosita proprio alla “rusticità”, ingenuità e anche fantasiosa autenticità di questa Vita, tanto da pensare di tradurla in italiano.
Ha avuto un ruolo fondamentale nella mia scelta l’irrefrenabile simpatia ispiratami da Grimarest, vero inconsapevole personaggio di Molière.
(Dalla Presentazione di Vittoria Ronchey)
LO SCAFFALE/1, «il Suggeritore, www.teatridivita.it», di Stefano Casi, n. 55 Luglio 2006
… In questo stesso periodo esce una curiosa operina dedicata al grande Jean-Baptiste Poquelin. Si tratta di Vita di Monsieur de Molière di Jean-Léonor Gallois de Grimarest (Liberilibri; pp. 144; euro 13; Ordina il libro su IBS Italia), una vera chicca, tanto ‘inutile’ quanto succulenta. La Vita in questione è infatti la prima biografia mai pubblicata su Molière, comparsa trentadue anni dopo la morte del drammaturgo ad opera di un poco noto autore di trattati che vanno dalla declamazione all’arte della guerra. Un autore improbabile, insomma, per una biografia altrettanto improbabile, zeppa consapevolmente di aneddoti e pettegolezzi inverificabili, ma scritta con una leggerezza e bravura che anche a tre secoli di distanza rendono piacevole la lettura. Gallois de Grimarest, qui tradotto da Vittoria Ronchey, sembra danzare qua e là in mezzo alle vicende biografiche e artistiche di Molière, saltellando di palo in frasca tra una diceria e una confessione, con convincente grazia, catturando il suo lettore, che viene invitato non solo a conoscere lati chiari e lati scuri dello scrittore, ma anche a dubitarne. Infatti lo stesso Gallois de Grimarest mette le mani avanti per introdurre aneddoti difficili da provare e tuttavia facenti parte di una “mitologia di Molière” che alla fine risulta perfino illuminante nei suoi confronti, dalla generosità con cui accoglie il piccolo Michel Baron per trasformarlo in grande attore dopo aver calcato le scene con una terribile compagnia di bambini, fino all’aneddoto culminante, quello secondo cui Molière mangiò una punta di formaggio parmigiano prima di morire.
Il libro si conclude, come nell’originale, con una lettera anonima coeva, nella quale qualcuno smonta pezzo per pezzo questa incredibile biografia, sbugiardandola di fronte al pubblico. Anonima? Macché: con ogni probabilità fu lo stesso autore che scrisse questa lettera contro di sé per far montare la polemica e vendere di più. I grandi strateghi del marketing del Codice da Vinci che hanno costruito a tavolino la polemica planetaria per promuovere il film non hanno inventato nulla. Sublime Gallois de Grimarest…!